L'Amore Negato
 
 
 
La porta si chiuse silenziosamente, ma i compagni di camerata ugualmente lo sentirono e si voltarono a salutare il loro capo. Qualcuno provò a chiedergli di giocare a carte, altri gli offrirono del vino, ma Alain, pallido come mai lo avevano visto, neanche rispose al loro invito. I suoi occhi ardenti vagarono per l’intera stanza, si fermarono su una cuccetta vuota, quella di André e lì rimasero.
“ Alain, che c’è? “ domandò Gerard, seriamente preoccupato. “ Non ti senti bene? “
“ Lasciami in pace! “ tuonò il giovane mentre gli occhi gli si accendevano di lacrime che mai, per orgoglio e forza, sarebbero scese. I suoi compagni lo guardavano esterrefatti. Dopo la morte di Diane, Alain non era stato più lo stesso, ma c’era dell’altro anche se non avevano chiaro in testa di cosa si trattasse; di sicuro c’entrava il nuovo comandante, più precisamente qualche compagno aveva osato ipotizzare che tutto fosse iniziato il giorno in cui Lassalle era tornato e Alain aveva iniziato a dubitare fortemente dell’odio che diceva di provare per quella strana donna che vestiva da uomo. In camera v’erano solo quattro soldati della guardia, quella sera, gli altri erano di pattuglia, un gran dispiegamento di forze per soffocare le grida di un popolo oppresso, logorato e finalmente ribelle, ormai libero da paure e rassegnazione. Incidenti più o meno gravi erano ormai all’ordine del giorno a Parigi e gli attimi di tregua, per loro, sempre più brevi. Avrebbe  dovuto riposarsi, Alain, quella sera ma non aveva nessuna voglia di dormire, non dopo quello che era accaduto meno di due ore prima. Senza neanche un saluto fece per uscire, aprì l’uscio ma si ritrovò davanti André. Rimasero a fissarsi qualche istante, sentì impresso su di sé lo sguardo sofferente e sempre più spento del soldato Grandier e, memore della collera che quasi l’aveva travolto, Alain arretrò di qualche passo.
“Che ti prende, Alain? Hai paura di me?” sussurrò André. La sua apparente calma aumentò ancor più l’ira di Alain.  “E perché dovrei averne? ” Abbassò lo sguardo. “ Sono solo..un po’ teso. E..stanco. ” finì, con tono più calmo, sperando di averlo convinto. Ma gli sbarrava ancora il passo, André, continuando a scrutarlo a fondo, come solo lui sapeva fare così bene.
“ Vorrei…passare, se non ti dispiace. “ asserì Alain, riagguantando un poco della sua sicurezza. L’altro cedette il passo e Alain ne approfittò per correre via, incontro alla notte.

Oscar si sollevò dal letto, il fiato corto e la pelle sudata. Doveva avere anche un po’ di febbre. Si portò una mano alla fronte tentando di riprendere il controllo dei suoi pensieri, quel breve sonno agitato le aveva portato solo incubi e disperazione. Pian piano le tornarono in mente gli ultimi eventi, uno, per la precisione, che l’aveva sprofondata nella più cupa angoscia: Alain l’aveva baciata. Un bacio lieve, le ali di una farfalla che si posavano su un fiore, labbra calde, morbide, ma..
Eppure lei…non aveva sentito..assolutamente niente. Disagio, una gran pena, ma niente di più. Si sfiorò le labbra, con la timidezza di chi vuole riscoprire sensazioni credute perse ed invece ancora presenti, vive perché prepotentemente forti, indimenticabili. André..André sì, il suo bacio era stato di gran lunga più violento, più appassionato, ma non solo perché strappato con la forza, no, forse non lo aveva scordato mai perché..Era di André, del suo…del suo…
Amore..
Scansò le coperte, scese in fretta dal letto, si rivestì. Doveva tornare al suo reggimento, sciocchi e futili pensieri, c’era la guerra, fuori, su quello avrebbe dovuto concentrarsi, non sull’amore. Non era stata una buona idea quella di tornare a casa, il suo posto era per le vie di Parigi, di pattuglia coi suoi uomini, fuggire non sarebbe servito a niente, non era servito mai, André glielo aveva insegnato, forse però era tardi per imparare..!

Pioveva da giorni, ormai e Alain cominciava ad esserne stanco.  Come gli era saltato in mente di baciarla e come aveva potuto solo pensare di desiderarla? Non aveva forse giurato di odiare tutti i nobili fino alla fine dei suoi giorni, per quello che avevano fatto al popolo e alla sua piccola Diane? Perché quella Oscar era così diversa da tutti gli altri nobili? E perché era una donna tanto desiderabile nonostante vestisse da uomo? I passi dietro di lui furono attutiti dal rumore della pioggia. Si ritrovò con André seduto accanto a lui e non si meravigliò quando gli chiese:
“ Tu l’ami, non è vero? “ Una domanda che era un’ammissione. Alain tentò di minimizzare la cosa assumendo un’espressione divertita, ma gli servì a poco perché André tornò alla carica. “ Me ne sono accorto, sai? “ sorrise.  “Sto per diventare cieco, è vero, ma per leggere nei cuori delle persone la vista non serve. “
Alain si girò a guardarlo, stizzito. “ Stai dicendo un mucchio di stupidaggini! Tu non diventerai cieco, non sai leggere nei cuori di nessuno, non darti tante arie..E il comandante Oscar è l’ultima persona che vorrei amare! “
André lo seguì con lo sguardo mentre lo vedeva alzarsi. “ Certo che non vorresti..Nessuno, però, può scegliere il suo stato di nascita o la donna di cui innamorarsi, non come sceglierebbe un vestito o un cavallo…!”
“ Che paragoni idioti! Io sono unico padrone della mia vita! “
André si alzò e si pose di fronte a lui, serio e lo contraddisse dicendo: “ No, non è vero, perché tu la sacrificheresti, la vita, per il nostro comandante esattamente come farei io. Lo so quello che provi, per più di vent’anni le sono stato affianco e per più di vent’anni mi sono sentito come ti senti tu adesso. ”
La collera più viva s’impadronì di Alain e i suoi pugni si strinsero in una feroce morsa. Impallidì, nello sforzo che mise per dominarsi. André, però, non si lasciò intimorire e concluse dicendo. “ Ad ogni modo sappi…Che se proverai di nuovo a metterle le mani addosso, io ti ucciderò. Lo farò, credimi, perché non ho nulla da perdere. “ Era tremendamente serio e ciò rese più violenta e comunque prevedibile la reazione di Alain. Mancò il primo colpo ma il secondo andò dritto a segno sul volto di André che finì a terra. Gli fu subito sopra, Alain, ma André si difese egregiamente, allontanandolo con un calcio ben assestato. Iniziò uno scambio di colpi senza pietà, si colpirono al volto, allo stomaco e il dolore ogni volta pareva distruggerli, logorarli nell’anima oltre che nel corpo. Nessuno dei due, però, avrebbe ceduto ai colpi dell’altro, ognuno aveva le proprie ragioni da far valere e i propri istinti, le più accese, prepotenti emozioni da liberare. Richiamati dalle grida soffocate e dai gemiti, oltre che dalla pioggia che infuriava, i pochi soldati uscirono a vedere cosa stesse succedendo e fu così che li trovarono, a battersi fino allo stremo, senza che si accorgessero di loro o che accennassero a volersi fermare.
“Ehi, ma…quei due sono impazziti, che facciamo? “ gridò Lassalle ad un compagno. Quello rispose con un’alzata di spalle. “ Che vuoi che ti dica? “
 “ A tentare di fermarli per beccarle anch’io non ci vado! “ tenne a precisare un terzo commilitone.
“ Già..” fu il commento di Lassalle. “ ..Ma così finiranno con l’ammazzarsi..Poi il nostro comandante ammazzerà noi..!” Pierre stava per rispondergli quando l’arrivo di un uomo a cavallo attirò la loro attenzione. Solo quando fu a pochi passi da loro riconobbero che era Oscar. Tirò le redini del cavallo che s’impennò paurosamente nel tentativo fortunatamente riuscito di non travolgere i due che ancora si stavano battendo.
“ Cosa sta succedendo, qui?” chiese Oscar con voce imperiosa. “ Soldato Grandier, soldato Soisson, che cosa significa questo? Che state facendo? “
 Pur se distrutto dalla fatica, Alain riuscì a scherzare: “ Niente, comandante, io e Grandier, qua, avevamo le idee un po’ confuse..Sa, comandante..dovreste provare anche voi, magari la pioggia vi aiuterebbe a prendere una decisione e…”
Non riuscì a finire la frase, Oscar era scesa da cavallo, aveva raggiunto Alain e lo aveva colpito con un sonoro ceffone in pieno viso. “ Potevi dirmelo prima, soldato Soisson, come vedi conosco metodi decisamente più efficaci che un po’ di pioggia per schiarire le idee..! ” gridò e subito, di seguito: “ E visto che non mi sembri tanto stanco, domani verrai di guardia con gli altri tuoi compagni al Palazzo dell’Assemblea! E allora vedremo se avrai ancora voglia di fare lo spiritoso! “ Quindi si avvicinò ad André. Aveva in volto i segni della lotta e il fiato corto per lo sforzo. Si guardarono negli occhi a lungo, prima che André trovasse la forza per dirle, in un sussurro:
“ Avanti, adesso schiaffeggia anche me. “
Oscar girò il capo da una parte, la voce incrinata dall’emozione. “ Ma perché fai così, André? Io..non ti capisco più..!”  Poi, rivolta ai soldati che avevano assistito alla scena: “ Rientrate, se non volete essere puniti, subito! ” Gli uomini non se lo fecero ripetere.
“ Tu aspetta, Alain. ” ordinò. Alain rimase in attesa. “Tu invece puoi andare, André.”
André trasalì. “ Ma…Oscar..” balbettò.
“ Torna dentro, André..Aspettami nel mio ufficio. “ André avrebbe voluto gridarle che non intendeva lasciarla da sola con Alain, che avrebbe desiderato rientrassero tutti, che lei lo abbracciasse e che gli dicesse che amava lui, solo lui e nessun altro.
“ Va bene, Oscar. Farò come vuoi tu. “ disse invece, col cuore spezzato. Oscar lo seguì con lo sguardo e quando fu rientrato si rivolse al soldato rimasto in piedi ad osservarli. “ E adesso dimmi, Alain, per quale motivo vi stavate picchiando? “
Alain scoppiò a ridere cercando di assumere un tono di voce sicuro. “ Se state pensando che ci stessimo battendo per voi..beh..mi spiace deludervi, comandante! “
All’occhiata minacciosa di Oscar, Alain sorrise di nuovo. “ Beh, vedete comandante..Ho pensato che era il caso di smuovere un po’ André, sa..la rivoluzione è vicina e non è bello che due persone che si amano continuino a far finta di niente e a sprecare tempo prezioso. “
“ Non capisco di cosa tu stia parlando..”
“ André vi ama, comandante e anche voi lo amate e il fatto che ignoriate i vostri stessi sentimenti, mi fa ribollire il sangue!” urlò Alain; quindi, non ancora soddisfatto aggiunse: “ Dovreste smetterla di avere paura di voi stessa e correre da lui e dirgli che lo amate! Ecco..non dovrei essere io a dirvi certe cose, ma lo sapete, io dico sempre quello che penso. Avete veduto da sola quanto era disperato il vostro André quando vi ho..baciata. ” aveva finito in un bisbiglio ma Oscar l’aveva udito. Con voce tremula chiese: “ Ecco, Alain, l’ hai detto. Cosa significava..quel bacio?” La sua voce aveva avuto un tremito leggero ma il giovane non diede l’impressione di averlo sentito.
“ Nessun significato..Volevo solo mostrarvi la reazione che avrebbe avuto André.”
“ Ma..André non era con noi..”
“ Non sarete tanto presuntuosa da credere che tutti si innamorino di voi, Madamigella Oscar! ” ribatté Alain con sarcasmo. “ E adesso, se volete scusarmi, visto che domani ho il primo turno di pattuglia..me ne vado a dormire. ” allacciò le mani dietro la testa, sbadigliando. “ Niente male, comunque..Picchia duro il vostro uomo, comandante!” E se ne rientrò ridendo. Oscar rimase interdetta, immobile sotto la pioggia. Non capiva se realmente Alain aveva voluto metterli alla prova o se nascondesse i suoi veri sentimenti. Sperò vivamente per la sua serenità che si trattasse della prima ipotesi.

Quando la porta dell’ufficio di Oscar si aprì e lei ne entrò, André balzò in piedi cercando di mascherare l’agitazione che lo divorava. Lei lo fissò in silenzio e André le chiese, con un filo di voce: “ Va tutto bene, Oscar? “
Lei fece cenno di sì con la testa, poi, d’improvviso, scoppiò a piangere mentre gridava “ No, non va bene, André…” e si precipitava a riparo di quelle braccia forti. “Sono stanca..” mormorò contro il suo petto caldo. “ Stanca di dover fingere, di dovermi mostrare forte, di..” nascose ancor di più il volto contro il suo petto.
“ Voglio..André, tienimi stretta, André…”
Lui la strinse forte, ma il suo sguardo era carico di domande. Ma perché ora Oscar parlava così? Cosa gli stava chiedendo? Quale miracolo Dio stava facendo per lui? Oscar gli stava domandando protezione..? O amore, forse? Il suo amore?
“ Oscar..”
“ Dammi....quello di cui ho bisogno, André..” lo pregò, implorante. Lui serrò le labbra, forse nel tentativo di contenersi. Si staccò un poco da lei, prese un asciugamano appoggiato sulla scrivania e lo avvolse attorno alle spalle della donna. “ Sei fradicia di pioggia, Oscar..ti prenderai un malanno! “ Prima che lei trovasse la forza di obiettare le sciolse la giubba militare e la gettò a terra. Prese ad asciugarla dolcemente, accarezzandole le spalle con le mani sapienti e risalendo lungo il collo sottile fino a giungere al volto arrossato dalla pioggia. Il tocco di quelle mani provocò in Oscar una miscela di sensazioni sconosciute che la lasciarono tremante e senza forze. Se  non l’avesse sorretta, sarebbe di certo crollata. Sentì il suo respiro farsi corto mentre le labbra di André le premevano sul collo e poi via via sempre più su, fino a catturarle le labbra che sapevano di lacrime. “ Oscar..Fermami o dopo sarà troppo tardi..! ” Con le mani avide le sbottonò la camicia bianca e il contatto delle dita di lui sulla bianca pelle della giovane fece sussultare entrambi.
“ André, io..”
“ Dimmi, Oscar..” continuando a baciarla le chiese “..Cosa vuoi? Dimmi cosa provi..se è lo stesso sentimento che io..No, non posso sbagliarmi..” mormorava “..anche tu mi..”
“ Comandante Jarjayes! ”
I due si separarono immediatamente. Oscar riconobbe la voce del colonnello D’Agout provenire da dietro la porta. Con mani tremanti si riabbottonò la camicia, raccolse la giacca e senza voltarsi a guardare André corse ad aprire. Il colonnello si mise sull’attenti e, senza mostrare la minima sorpresa nel trovare il soldato semplice Grandier lì, a quell’ora di notte, annunciò:
“ E’ appena arrivato un messaggio da parte del generale Bouillé, comandante. ”
Oscar annuì, non fidandosi della sua voce in quel momento.
“ Il nostro reggimento è stato convocato presso la sede del generale per ricevere nuovi ordini da parte di sua maestà il Re. Ho..visto la luce accesa e ho pensato che avrei fatto bene ad informarvi tempestivamente, comandante. ”
Oscar assentì di nuovo. Il colonnello salutò e si congedò rapidamente. Lei restò un attimo in silenzio, poi si voltò a guardare André. Aveva lo sguardo puntato su di lei, i capelli bagnati, i segni della lotta recente ancora impressi sul volto. Ed era bello, bello da poterne morire.
“ Perdonami, André, ma..noi non…”
“ Non preoccuparti, non fa niente.  ” La fermò lui, tentando di sorriderle.
Lei scosse il capo con veemenza. “ No, non capisci, io..Alain mi ha…”
“ Cosa, Oscar? ” le disse con calma. “Cosa può averti detto o fatto al punto di farti sentire così? L’aver saputo che anche lui ti ama ti ha sconvolta? ”
Lei serrò i pugni e sostenne, con vigore: “ Ma ti sbagli! Alain non mi ama, voleva soltanto…Oh, André, voleva soltanto spingermi a capire cosa provavo per te..”
Lui sospirò, scotendo il capo. “ Oscar..Conosco quello sguardo! Alain..”
“ E’ così, André, mi devi credere! Ora io so con certezza che..” esitò.
“ Che cosa sai, Oscar? ” chiese lui, la voce carica di speranza.
“ Che dal giorno che ho rischiato di perderti a Parigi ho scoperto di amarti..E di non poter più stare sola…senza di te.” Le strinse il cuore la sorpresa che lesse dipinta sul volto di André. La sua Oscar diceva di amarlo, possibile? Era dunque proprio vero?Un attimo fa l’aveva tenuta contro di sé, accarezzata come solo nei suoi sogni più nascosti aveva potuto fare, si era inebriato del suo dolce profumo, dissetato delle sue lacrime. Più di quanto sperasse e ora diceva d’amarlo, proprio lui…! Senza rendersene conto si ritrovò ancora ad abbracciarla ed il loro bacio appassionato, l’unione di due forze lasciate libere dopo anni di prigionia, riempì la stanza di luci che solo il loro amore poteva creare e vedere, un’energia talmente potente capace di portarli in alto, oltre il cielo della rivoluzione che stava per travolgere le loro vite. Non esisteva futuro, era solo un ricordo quel passato fatto di privazioni e sentimenti troppo a lungo rinnegati e soffocati, stringevano tra le loro mani allacciate quel luminoso presente che li avvolgeva e li riscaldava.

Nessuno osò rivolgergli la parola quando Alain rientrò nella camerata. In silenzio lo videro coricarsi sul suo letto, col volto pesto dai cazzotti ricevuti e il ghigno di sempre stampato in faccia. Una timida buonanotte buttata lì per caso e dopo pochi minuti già tutti dormivano, russavano, parlavano nel sonno. Tutti, meno Alain. Con gli occhi pieni di lacrime e il solito, strafottente sorriso mormorò, a chi non poteva ascoltarlo: “ Buona notte, mio amato comandante…” E si rifugiò, solitario, in sogni che potessero consolare il suo povero cuore ferito.
 
 
Fine
 
                                                                                                                                     Laura

 

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